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Micaela Casalboni - attrice, insegnante e responsabile progetti internazionali e interculturali del Teatro dell'Argine (Bologna)

inizia ad occuparsi di teatro a partire dal 1986. Nel giugno 1993 si diploma presso la Scuola di Teatro Colli - Scuola di Teatro dell'Emilia Romagna e a maggio 1994 fonda, insieme a un nutrito gruppo di artisti di teatro, la Compagnia Teatro dell'Argine, che attualmente ha la direzione artistica dell’ITC Teatro, il teatro comunale di San Lazzaro di Savena (BO).
Nel suo percorso di formazione prima e da professionista poi, ha modo di lavorare o di studiare con artisti come Bogdan Jerkovic, Michele Abbondanza, Salvatore Cardone, Vadim Mikheenko, Laura Curino, Lorenzo Salveti, Giancarlo Cobelli, Mauro Avogadro, Maria Teresa Dal Pero. 
Attualmente lavora per il Teatro dell'Argine in qualità di attrice (Tiergartenstrasse 4 - Un giardino per Ofelia, Mamsèr-Bastardo, Il caso Di Bella, Liberata, I cavalli alla finestra), di insegnante in laboratori con adolescenti, adulti principianti e professionisti e come responsabile dei progetti internazionali e interculturali che la Compagnia organizza in Italia e nel mondo.

Intervento: "Sentieri che si incrociano. Esperienze e pratiche di teatro interculturale con gli adolescenti."

Intorno al teatro (e anche a chi lo fa) aleggiano numerosi pregiudizi. Se ponessimo la domanda “che cosa è il teatro” per esempio a degli adolescenti (ma anche a molti adulti), tra le risposte ottenute figurerebbero senz’altro le seguenti:
il teatro è noioso
il teatro è per vecchi
il teatro è per pochi (= ricchi o intellettuali)
il teatro è come la scuola (= una fatica di cui non sempre comprendo il senso)
chiunque può fare (e far fare) teatro.

Ma per fortuna il teatro non si offende. Nella sua meravigliosa qualità di arte e artigianato insieme, può parlare davvero a chiunque (dunque anche ai ragazzi), agilmente spezza i pregiudizi e stacca le etichette e lo fa soprattutto attraverso pratiche, metodi, esercizi.
Questi strumenti del lavoro teatrale si rivelano straordinariamente utili e affascinanti nel percorso di crescita e di educazione di bambini e ragazzi.
Per esempio, a teatro scopro che il lavoro è sempre corale verso un comune obiettivo da raggiungere e che il mio contributo è importante quanto quello degli altri; scopro lo spazio teatrale come spazio di grande libertà espressiva, creativa e propositiva, e tuttavia anche come spazio delle regole; scopro di poter tirare fuori tutto quello che ho dentro, anche le cose più censurate e inconfessabili, e di poterlo fare stando al contempo ben protetto dietro alla maschera di un personaggio.
Scopro che a teatro non conta l’età così come non conta la cultura di provenienza, perché a teatro la diversità è una ricchezza e non un ostacolo.
Il teatro è il mondo nel quale i più diversi sentieri si incrociano, nel quale bambini, ragazzi e adulti, professionisti e non professionisti, italiani e non italiani, insomma persone delle più diverse età, provenienze, esperienze e competenze possono lavorare insieme verso obiettivi comuni.

In particolare, qui saranno raccontate tre esperienze tra teatro e interculturalità:

1. il laboratorio delle Scuole Secondarie di 1° grado “F. Besta” di Bologna, che ha per protagonista la classe di italiano per stranieri, il che vuol dire ragazzi dagli 11 ai 14 anni insieme ad adulti tornati sui banchi di scuola per imparare la lingua italiana anche grazie al teatro;

2. il laboratorio delle Scuole Secondarie di 2° grado Fioravanti e Aldrovandi-Rubbiani di Bologna, che ha coinvolto un gruppo interculturale di ragazzi e ragazze caratterizzato da forti conflitti interni, sul tema della violenza di genere;

3. il laboratorio del Teatro dell’Argine con un gruppo interculturale di ragazzi e ragazze dai 17 ai 21 anni, provenienti da diverse scuole su tutto il territorio della provincia bolognese, nell’ambito del progetto europeo Crossing Paths, sui temi della povertà e dell’esclusione sociale e sul teatro come strumento di dialogo interculturale.

Tre pratiche che nel tempo hanno rivelato la loro utilità come palestre di convivenza e la capacità di lasciare un piccolo segno sia nel gruppo di lavoro che nelle guide che lo hanno curato. Pratiche che hanno segnato il percorso e tracciato, un passo dopo l’altro negli ultimi venti anni, una sorta di metodo aperto per una compagnia come la nostra, il Teatro dell’Argine di Bologna che, dell’apertura e dell’ascolto verso ciò che sta fuori dalle porte del teatro, ha cercato di fare il suo tratto distintivo. « indietro