
scrittore e pedagogista, impegnato da molti anni nella formazione e nella ricerca didattica, si è occupato in particolare delle attività legate all'espressione, alla comunicazione, al gioco e all'arte. È segretario nazionale della Federazione Italiana dei CEMEA (Centri di Esercitazione ai Metodi dell'Educazione Attiva) e docente di "Metodologie del gioco e dell'animazione" all’Università degli Studi di Firenze (facoltà di Scienze della Formazione). Fa parte del gruppo di ricerca e azione sul gioco "LudoCemea", del gruppo di ricerca internazionale "Jeux et pratiques ludiques" (diretto da Pierre Parlebas) e ha partecipato a numerose missioni in Italia e all'estero (Europa, America Latina, Africa) per la formazione di insegnanti, educatori e formatori.
Ha al proprio attivo varie pubblicazioni con editori come Loescher e Carocci, tra cui particolare successo hanno avuto Il gioco e il giocare, giunto alla terza edizione e alla sesta ristampa, e Diario dell'accoglienza, che è arrivato alla quarta edizione e alla quinta ristampa. Con l'editore La Nuova Italia ha pubblicato i cinque volumi (uno per ogni classe delle elementari) Passeggiate fra le immagini. Corso di educazione all'immagine
Altri libri pubblicati negli ultimi anni:
· con Silvia Signorini, Ludi linguistici. Proposte di giochi con le parole per piccoli e grandi giocatori, Torino, Il capitello, 1996.
· Tra le righe. Vivere volentieri la scuola di base (a cura di Gianfranco Staccioli), Roma, Carocci, 1997,
· Il gioco e il giocare. Elementi di didattica ludica, Roma, Carocci, 1998.
· con Duccio Demetrio, Animare la mente. Pensare e agire per storie e per immagini, Torino, Il capitello, 1999,
· Immagini fatte ad arte. Idee ed esperienze per educare alla comunicazione visiva (a cura di Gianfranco Staccioli), Roma, Carocci, 2000,
· con Marina Pascucci, Itinerari nell'educazione. Temi emergenti nella pedagogia, Roma, Carocci, 2001. · Progettare immagini, Firenze, La Nuova Italia, 2001.
· Saltarsi addosso, Firenze, Ludocemea, 2003.
· Tirar fuori la lingua, Roma, Valore Scuola, 2003.
· Culture in gioco. Attività ludiche per l'apprendimento, Roma, Carocci Faber, 2004.
· con Penny Ritscher, Vivere a scuola. Programmare per situazioni, Roma, Carocci Faber, 2005. Pubblicato in Spagna: Viure l’escola, Barcellona, Temes d’in-fan-ci-a, 2006
. con Daniela Orbetti e Rossella Safina, Raccontarsi a scuola. Tecniche di narrazione autobiografica (introduzione di Duccio Demetrio), Roma, Carocci Faber, 2005,
· con Antonio Di Pietro, Reffo riffo riffo rero. Giochi ritmici di mani (illustrazioni di Massimo De Micco; arrangiamenti di Erika Baldi e Betty Cardelli), Roma, Carocci Faber, 2006
· Franco Cambi e Gianfranco Staccioli (a cura di), Il gioco in Occidente. Storie, teorie, pratiche, Roma, Armando, 2007
· I giochi che fanno crescere. Analisi e proposte di giochi di pedine per una didattica ludica nella scuola primaria, Pisa, ETS, 2009.
· Ludobiografia. Raccontare e raccontarsi con il gioco, Roma, Carocci Faber, 2010.
· con Penny Ritscher, Facciamo il giro dell'albero. Cinquanta giochi cantati della tradizione internazionale, Faenza, Kaleidos, 2011, con CD.
· con Alessandro Bortolotti, Antonio Di Pietro, Enrico Ferretti, Relazioni in gioco. Trentatré giochi della tradizione internazionale, Faenza, Kaleidos, 2013.
Il termine dramma deriva dalla parola greca dràma che significa azione. Nella scuola il teatro-azione è stato anche chiamato drammatizzazione o gioco drammatico. Le forme teatrali che si basano sull’azione scenica sono molte ed anche assai diverse fra loro. Termini come teatro sociale, teatro politico, animazione teatrale, teatro della spontaneità, teatro invisibile, teatro didattico, indicano modalità e scopi diversi. Un primo compito degli educatori è capire qual è il percorso che vogliono portare avanti con gli allievi.
Il teatro è una narrazione, un racconto. Una messa in scena di fatti, eventi, emozioni, insegnamenti, drammi. Ma anche qui occorre delineare e scegliere le tipologie di narrazione che possono essere più efficaci. Il “pensiero al congiuntivo” (Bruner) si costruisce attraverso diversi tipi di “mondi incantati” (Bettelheim). Una grande varietà di temi di gioco può essere tratta dalla vita personale, quotidiana: “il più minuto avvenimento della vita quotidiana contiene in sé una straordinaria potenza drammatica” (Rossellini).
Il dramma racconta frammenti di vita. Mostrare qualcosa è anche mostrarsi, e questo pone problemi di identificazione e di distacco da ciò che si presenta: “I movimenti corporei espressivi e la voce (non solo la parola) sono il gioco visibile di sentimenti invisibili” (Bollier). Lavorare con i ragazzi è recuperare parti di sé non ancora evidenziate ed affinare la scoperta delle sfumature, nei confronti del vivere umano.
La scuola può offrire un’occasione irripetibile di ricerca “artistica”. Un lavoro attivo (il termine dramma significava anche “agire”) produce un continuo esercizio dell’intelligenza emotiva, della concentrazione, della cognizione, in un paradossale allenamento di comprensione della complessità e delle diversità. Lavorare con il teatro è un dramma perché “ non ci si può arrestare nell’evoluzione creativa. Perché in arte chi non va avanti viene ricacciato indietro” (Stanislavskij).
Il teatro a scuola é un “gioco per procura” (Bencivenga), che può diventare un “gioco infinito” (Carse), se viene proposto in maniera organica e continuativa, nella consapevolezza che - quando adulti e ragazzi condividono entrambi l’idea paradossale: “questo è un gioco” (Bateson) – vita, crescita, teatro e ricerca possono arrivare a darsi una mano.
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